Idea di te

Non sei tu, propriamente, che mi attrai. E’ l’idea di te. E’ l’idea di te e me, insieme. Ma come posso fare se a gentil domanda tu non hai risposto? Perché la mia domanda avresti dovuto riceverla, già da qualche giorno. Certo, non era scritta su un bel foglio ed in bella calligrafia, ma penso che in questi casi si debba badare alla sostanza. L’unico dubbio che mi sorge è che magari tu non hai voglia o bisogno di una cosa così, stai bene e non vuoi complicarti la vita. Posso capire. Posso anche condividere in parte, ma almeno una risposta. Che poi, a dire il vero, sono io che non ho cercato la tua risposta, già quando ti ho fatto la domanda: non ho pensato ad un modo sicuro e chiaro per permetterti di rispondere. Questa storia dell’ammiratore segreto.Pensavo potesse essere romantico, si guardano film e fanno così. Ammetto che posso essere stato un po’ ingenuo. Sì. Un’altra cosa che mi chiedo è se tu pensi che io sia pazzo, o maniaco o qualsiasi altra cosa negativa un ragazzo può essere. Alla fine volevo solo conoscerti, perché ti vedo e semplicemente mi piaci. Non c’era alcun altro intento. Quando per caso e per un attimo ti incontro, ti guardo, cercando di non rendermi palese, e mi ispiri bei pensieri. Tutto qua. Ma non ti conosco, e mi piaceva l’idea.

Punti di vista

In questo periodo mi trovo alle prese con il concetto che spaventa forse non la totalità delle persone, ma sicuramente un gran numero. Tale concetto è la morte. Per essere più preciso e far capire il perché di questi pensieri, mio nonno ottantottenne è in ospedale, in punto di morte, poco più che vegetale. I primi giorni di questa situazione sono stati pesanti perché il filo che lo tiene appeso alla vita sembrava sul punto di spezzarsi da un momento all’altro, ora tutto è addirittura come un macigno perché la stabilità delle condizioni non aiuta a porre fine ad sofferenza immeritata. Sua, fisica, e dei parenti, emotiva, perché vedere una persona cara soffrire è quanto di più fastidioso. Viene da dire “Vieni a portarlo con te”, si invoca la morte. A ragione, è una banalità, quando alle sofferenze è ormai chiaro che non seguirà qualcosa di positivo, si spera che la fine arrivi presto. Ma non è di questo che voglio parlare. Quello che ha attirato la mia attenzione è a dire il vero un qualche concetto piuttosto nebuloso, intravedo le parti a momenti, altri momenti è buio nonostante i miei sforzi, altri proprio non ci penso. Come vivere la morte? Per capirlo ho ascoltato: dei brani corali di Whiteacre, musica più in generale, che conoscevo e che in diverse situazioni mi hanno schiarito le idee. Per semplificare, i punti di vista personali: la morte come dramma, la morte come dramma e liberazione, la morte come liberazione. E comunque non è solo questo, ma al momento non riesco a partorire di più.
Ecco, se muore una persona a cui tieni e non è il momento giusto, ammesso che si possa trovare cinicamente un momento giusto per morire, è un dramma autentico; qualcosa di improvviso che non ti lascia il tempo di prepararti.Se hai tempo di prepararti ma non lo fai, la morte annunciata di qualcuno a cui tieni è un dramma; col tempo capirai che si tratta anche di liberazione, da un peso che non sentivi ma che c’era e ha agito negativamente su di te. La morte come liberazione è quella annunciata, a cui sei pronto e che ti pesa talmente tanto nei suoi momenti precedenti che non appena si verifica ti liberi di un qualcosa che sentivi chiaramente e ti schiacciava la vita. Ma nelle infinite disquisizioni che quanto sopra può generare, come ci si rapporta nella pratica?

Vuoi capire dove ti porta la morte, ed è un’altra dimensione, ti avvicini il più possibile col pensiero alla realtà parallela che la morte porta con sè. Si dice passare all’altro mondo, e nulla sembra più chiaro. E l’altro mondo ti sembra spaventoso, timoroso, liberatorio, ansioso e tranquillo, è come se ad un certo punto ti ritrovassi salvo a galleggiare sull’aria in pace con il mondo intero. Un momento ti trovi sospeso nell’incertezza del tuo luogo di arrivo. Immagini ti si parano in fronte agli occhi, comprendi la grandezza di chi ti aspetta, e con la grandezza la sua forza, distruttiva se necessario. Spaventato, la melodia ti porta in luoghi sconosciuti. La paura ti attanaglia e poi sparisce lasciando posto all’esplorazione sensoriale. Ti arriva risposta, da lontano, prima piano, poi sempre più decisa. Più voci ti chiamano a loro e tu devi decidere. Ma la confusione, comunque sempre ordinata, è tanta. La decisione di chi ti vuole aumenta, il cuore, la mente, non ti lasciano respiro. Tu decidi, lasci perdere le altre per concentrarti sulla più nostalgica, quasi ci fosse una sola possibilità di ritorno. Corri, e il tuo cuore non regge l’impatto della coscienza che tutto è finito; alla ricerca di una porta per la vita tante mani ti trattengono, ti sostengono affinché il baratro non abbia la meglio. La rassegnazione, ora. Ti lasci cadere, ma subito la roccia più dura ti regge. Voci consolatorie di chi è già passato, voci e melodie angeliche celebrano la tua consapevolezza. Ci vorrà del tempo, servirà l’abitudine. Il silenzio è ora assordante e riparte la speranza, vuoi riaprire i tuoi occhi, il tuo respiro alla vita, una voragine si riapre e incredule, spaventate le voci ti avvisano del pericolo ormai certe del tuo volo. Ti salvi, non sai come. Non meriti l’abisso dopo la sofferenza ed il canto celebra una pace ben impostata. Questa è la tua nuova dimensione, che con l’eternità capirai quale essere. La disperazione lascia il passo ad altro. Prima o poi le voci avranno un viso.

E da fuori come si vive? Quanto dura tutto ciò? Come si affronta qualcosa che non si può lontanamente immaginare?
Io penso che prepararsi alla morte altrui, nonostante si possa avere un tempo infinito, sia impossibile. Sono troppe la variabili: cinismo, emotività, razionalità, irrazionalità, speranza, delusione, dolore, sollievo. E’ difficile trovare un equilibrio stabile, magari si va qualche giorno con una convinzione, poi si cambia in una giostra di sensazioni. In base a come va la vita. Quando arriverà il momento, solo allora, saprò chiarire quale punto di vista è quello che si adatta di più alla mia situazione. Sempre conscio che non sono custode di verità assoluta.
La natura, in che modo può aiutarmi? Lei lo sa, anche se non l’ha ancora fatto. Anzi, ha un po’ distolto la mia attenzione. Sono uscito, con lei, ma non mi ha ascoltato. O forse sono io a non essere ancora riuscito a cogliere il suo messaggio, la sua risposta. Dovrò prestare più attenzione. La natura comunica davvero con noi?
Ed a bocce ferme riuscirò forse a liberarmi anche da questo dubbio.

Aspirazione al cambiamento

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Ieri sera sono uscito nel bosco. Volevo osservare gli animali selvatici ma non ho avuto successo. Ho fatto una foto, insignificante all’apparenza, a parte la soggettiva estetica che può piacere o meno. Poco dopo una persona, mia conoscente, mi ha scritto su Whatsapp chiedendomi come va, cosa faccio. Le mie risposte erano a monosillabi, come lei poi ha “osato” dirmi. In poche parole ho ammesso ciò che mai avevo ammesso a nessuno, forse nemmeno a me. Oggi mi sono scritto con questa persona più o meno tutto il giorno e sono giunto alla conclusione che la libertà di cui non parlo da tanto tempo è schiava della mia solitudine. La libertà vera passa anche per le altre persone, per chi ci vuole bene, ci cerca, ci aiuta, ci giudica, è cattivo… la vera libertà la costruiamo su noi e sugli altri, è impossibile essere liberi da soli, o meglio è possibile ma non a lungo. Il tempo trascorso in solitudine è egoismo, per noi e per chi apprezzerebbe la nostra compagnia. E mi sono detto che devo cambiare, lottare per essere migliore e non essere supponente. Sono stato schiavo della mia mancanza di umiltà, del fatto di voler assicurare a me stesso che potevo farcela da solo. Volevo essere libero dagli altri, dipendere solo da me per non essere tradito. Tale libertà si è dimostrata una gabbia con le sbarre molto strette. Riuscivo a vedere l’esterno, ma appena provavo a buttar fuori una mano non passava nemmeno il mignolo. Tale libertà è durata il tempo di rendermi conto che tale non era. Mi ci è voluta una foto. Un’immagine che può significare libertà solo se le azioni seguiranno i pensieri. Una foto che simboleggia l’aspirazione al cambiamento. Una foto ed un’amica che sono aspirazione al cambiamento.

Croce

Croce

Ieri, nel tardo pomeriggio, ho deciso di salire in cima ad una montagna. Il tempo non era granché ma non mi importava molto. Ho voluto fare l’atleta, che non è poi una cosa che mi propongo spesso di fare, ma ieri era il mio scopo. Sono salito, in fretta, come in ascensore. No, che dico, come se avessi bisogno di un ascensore. Passo dopo passo, con la convinzione del mio fare estremo, ho raggiunto la meta. Due foto, di fretta, per tornare alla vita generale dopo questa boccata di libertà. Questa mattina, ho speso più tempo per modificare le foto rispetto a quello in cui sono rimasto in vetta ad osservare uno spettacolare tramonto piovoso: “Questa è davvero una boccata di libertà?” ho pensato. “Libertà… falsa e subdola” ha risposto la coscienza. Ho capito perché dopo un po’, e proprio per quello è subdola, come le verità nascoste. Oggi mi prenderò più tempo, la renderò vera, così come lo è la natura stessa. Troppo legati alla vita come convenzione sociale, dobbiamo distaccarci da visioni apocalittiche di fine del mondo. Un po’ di natura vera e di vita dura non ci farebbe poi male.

Cos’è olnature?

Da sempre ho il desiderio di condividere le mie emozioni, ma non ci sono mai riuscito. Fatico sempre oltremodo a rendere le persone partecipi della mia vita a pieno. In generale, sono una persone riservata. Forse troppo, e odio profondamente questa parte di me. L’orgoglio però gioca brutti scherzi e non mi lascia vivere in maniera semplice e felice. Olnature vuole essere la mia terapia, la condivisione della mia passione: la natura. Quale condivisione maggiore potremmo trovare rispetto a quella online? OnLine nature. Foto, testi, riflessioni varie, storie, poesie. Un po’ di tutto, per capire come far capire il mio essere